Il “noi” - Altruismo ed Egoismo

Dice Etty Hillesum: “In fondo l’importante è che ogni momento della vita sia pieno, che non si diventi egocentrici, che non si viva soltanto per sé”. L’altruismo non è diverso da un retto egoismo, da una intelligente cura di sé; non è distruggere sé stessi per l’altro, ma ospitare una sana considerazione del proprio io. Infatti entrambi, sia l’io che il tu, sono il frutto di una dinamica che li ha portati all’essere e che è la realizzazione di ciò che è bene e giusto, quindi ordine ed armonia. Allora per entrambi essere fedeli a sé stessi significa essere fedeli a questa dinamica. Il rapporto che si instaura tra questi due soggetti, che porta al noi, se realizza il bene e la giustizia, diventa relazione ordinata ed armoniosa. Il noi diventa per questo una unità armonica. Fare il bene, che non vuol dire essere buoni, ma giusti, significa per entrambi essere fedeli a sé stessi. Il sano egoismo non si oppone all’altruismo.

 

Sr. Vania - Livorno

 

 

L’opera dell’uomo consiste in un cammino di ritorno per raggiungere gli Altri con la coscienza che un uomo autentico contribuisce alla trasformazione del mondo solo attraverso la propria trasformazione.

Compito di ogni uomo è individuare cosa c’è in lui di prezioso e di entrare in contatto con gli Altri con la gioia di incontrare la bellezza della diversità e della unicità.

 

Sr. Valeria - Firenze

 

La Felicità - Jeremy Bentham

Crea tutta la felicità che sei in grado di creare.

Elimina tutta l’infelicità che sei in grado di eliminare.

Ogni giorno ti darà l’occasione, ti inviterà ad aggiungere qualcosa ai piaceri altrui, o a diminuire qualcosa delle loro sofferenze.

E per ogni granello di gioia che seminerai nel petto di un altro, ti troverai un raccolto nel tuo petto, mentre ogni dispiacere che toglierai dai pensieri e sentimenti di un’altra creatura sarà sostituito da meravigliosa pace e gioia nel santuario della tua anima.

 

Fr. Giuseppe - Firenze

 

 

 

Sulla Fratellanza

Maestro Venerabile, disse l’Apprendista da poco iniziato, sono in ambasce.

Perché Fratello mio? Rispose il M.V..

Perché di tutti i Fratelli e Sorelle presenti nella Loggia, alcuni sono amici anche aldi fuori, nella vita profana, ma altri no, non li frequento se non ai lavori… E dunque, sono io che ho con loro un rapporto sbagliato? Mi sento in colpa.

Fratello mio, disse il M.V., la Fratellanza non è amicizia profana. Se vi è anche questa è una bellissima cosa, ma non devi angosciartene. Fratellanza non vuol dire mangiare la pizza con Sorelle e Fratelli, né andare al mare con loro. E’ correre quando uno di essi ha bisogno, è sostenerli e rispettarli, stimarli anche per i pensieri che non condividi, imparare da loro, ed essere disponibile sempre, in qualunque parte di mondo essi si trovino.

 

Sr. Anna - Firenze